La stagione dei matrimoni

La stagione dei matrimoni

È cosa nota che a me i matrimoni non mi piacciono. Il pranzo o la cena interminabile, l’immancabile zio (o in alternativa nonno) alticcio che canta agli sposi o propone brindisi improbabili, i cori che incitano al bacio. Roba da tagliarmi i polsi in bagno prima della torta. Roba che non mi sposerei solo per non sorbirmi pure il mio, di matrimonio. Se poi aggiungi che magari è il matrimonio del lontanissimo parente che non vedi suppergiù dal giorno del tuo battesimo, ce n’è abbastanza per decidere di darsi senza nemmeno troppi scrupoli. Quando si tratta di queste cose, però, sei sola contro il mondo e contro tutta la famiglia. Infatti, giusto stamattina arriva l’invito per uno di questi matrimoni di semisconosciuta parente, che l’ultima volta che l’ho vista mi sa che ancora c’aveva i pannolini. Matrimonio ad agosto (non so se mi spiego, roba da liquefarsi nel vestito) e a Genova. Io non ce la posso fare.

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