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Maestra, mi scappa la pipì

Maestra, mi scappa la pipì

Al secondo cicchetto di Cointreau, ieri sera, l’ansia da palcoscenico me la son bevuta. Quello che non avevo calcolato, però, era l’orda di bambine ballerine. Loro sono bambine piccole piccole e tu sei un’adulta. Non importa se hai sedici anni o sessanta, per loro sei grande. E siccome sei grande, ad un certo punto sei l’autorità nonché un surrogato di mamma. Sicché, a un certo punto una bambina minuscola, con una frangetta minuscola e un costumello  minuscolo da charleston s’avvicina e fa “Mi scappa la pipì”. Io mi guardo intorno sperando d’appiopparla a qualcun altro. Nessuno. Ok, bambina, puoi resistere? Dai bambina, tra poco c’è il tuo balletto, resisti. Intanto mi guardo intorno cercando soccorso. Dopo due minuti, bambina con frangetta ritorna “Mi scappa la pipì”. La mando dalla maestra che mi fa “Accompagnala tu”. Io? Portare bambina al bagno? Perché io? Accompagnarla significa togliere alla bambina il costumello charleston che le è stato quasi incollato addosso, mentre sguscia perché sta per farsela addosso, riuscirci miracolosamente, aspettare la pipì e poi incollarle di nuovo addosso il costumello mentre sguscia perché è quasi arrivato il suo balletto. Poi uno ti chiede pure perché non ti piacciono i bambini.

When I was just a little girl…

When I was just a little girl…

Ieri sera con Albe, siamo andati a mangiare la pizza e poi a bere qualcosa. Che io non parlo moltissimo, ma poi con un bicchiere mi si scioglie la lingua e divento stranamente socievole, esageratamente socievole. Sicché, ieri sera, che tra l’altro sembrava si fossero date appuntamento tutte le persone che non vedevo da tanto, m’è partita una chiacchiera di quelle fiume con delle persone, che io non lo so com’è che è successo, però con queste persone è finita che si parlava di quando ero molto piccola, che io volevo dire no, non è vero, non sono mai stata bambina, però loro c’avevano le prove.

Se cadi le prendi

Se cadi le prendi

La frase, secondo me, appare nel vocabolario non appena uno diventa genitore. Sicché, quando oggi al mare ‘sto bambinetto, già avvertito a dovere, s’è piantato sullo scoglio in una posa alla Fantozzi, io, che ero stesa a prendere il sole, mi son messa sui gomiti a godermi la scena. Solo che poi il nonno che era con lui s’è commosso e l’ha aiutato a rialzarsi. E io mi son ristesa al sole.

Tra l’altro, a proposito di bambini al mare, ho in mente un gioco nuovo: tuffati simulando una grande goduria nel farlo proprio mentre la mamma l’ha convinto che si deve proprio proprio andar via.

“Non devi mai chiedere aiuto, capitooo?!”

“Non devi mai chiedere aiuto, capitooo?!”

Il primo bagno della stagione è una cosa seria, eh. Cioè, metti che vai lì contenta di fare il bagno e l’acqua, chessoio è sporca, o c’è una medusa, o ci son ragazzetti frignoni, cioè, poi ti resta il trauma per tutta la stagione. Bisogna dire, però, che m’è andata bene. Niente animali strani, né bambini rompiballe. O quasi. A un certo punto arrivano mamma e figlio. Ora, io son sempre quella che odia i bambini, però c’ho come il dubbio che quella tizia il figlio lo sta addestrando per entrare nei marines, un giorno.

Say good bye to teen age

Say good bye to teen age

La bionda si sposa. La bionda avrà pure un bambino. Me lo diceva ieri tutta giubilante mentre io cercavo un posto in cui accasciarmi per lo shock. La bionda è quella che a quindici anni abbiamo deciso di far San Lorenzo a bere noi due in casa ed è finita che con una bottiglia di brachetto ci siamo prese una sbronza vergognosa. La bionda è quella che prendevamo la vespetta di nascosto perché non potevamo uscirci di sera. La bionda è quella che “Ci, mi sono innamorata”. La bionda è la mia memoria, l’alter ego che ha vissuto non con me, ma ha diviso la vita e i ricordi, un altro pezzettino di questa ragazza incasinata, quello razionale, quello che mette a posto la testa. E siamo adulte, sembra.

Pedagogia da due soldi

Pedagogia da due soldi

Naturalmente tengo a sottolinare che io, di bambini, non ne capisco una emerita cippa, però così, andando giusto per buon senso, ho come il dubbio che l’espressione “Ohu!!” non sia esattamente quella migliore per calmare un bimbino che piange. Così come, sospetto che strillarne il nome a tal punto che ti sentono pure in Papuasia, non sia il modo migliore per svegliarlo se dorme. Poi son tecniche, eh.