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Sweet sixteen

Sweet sixteen

Mi trovo a lavorare nel mio vecchio liceo. I miei ragazzi hanno sedici anni, ed è un bel cambiamento, quando sei abituata ai nanetti urlanti delle medie. Cioè, il cambiamento è bello fino a quando non realizzi che potrebbero essere tuoi figli e che se fossero tuoi figli, non li avresti nemmeno avuti così giovane. Forse è ora di iniziare a barare sull’età. Buongiorno, mi chiamo Serena e voglio avere trent’anni per sempre.

 

Scimmie

Scimmie

Decidiamo di andare a mangiare fuori senza prenotare. Questo significa solo una cosa: aspettare e aspettare molto. A me può pure stare bene, ma.
Uno, se ho fame la mia sopportazione (che già normalmente è a livelli minimi) si abbassa moltissimo.
Due, è festa e quindi lo zoo è qui. Passi la tipa su tacco mille e profumo che stende le zanzare. Passi il tizio che non ha compreso bene la differenza tra spiaggia e ristorante sulla spiaggia e te lo ritrovi a petto nudo e ascella libera che ti alita nel prosecco dell’aperitivo. Ma i ragazzini, no. Ecco, io ve lo dico di tutto cuore: voi e ‘sti mostriciattoli urlanti e puzzosi, avete rotto il cazzo. Perché mi dispiace, ma lo sgabello su cui io mi ci siedo coi vestiti puliti, non va bene per poggiarci zampette sporche di sabbia. Perché se cerco di avere una conversazione normale, non posso avere nell’orecchio millemila decibel di Cosimino che urla perché vuole il gelato mentre voi aprite Instagram e pubblicate la sua foto con l’hashtag #cosiminoalmare. Io in mare ci lancio voi, Cosimino e il telefono. capiamoci. I vostri figli sono orribili e voi di più. Siamo abbastanza. Guardate la tivvù, fate sport o andate a fare una passeggiata. Ma se proprio proprio dovete fare ‘sti mostriciattoli, siate almeno consapevoli che non è necessario imporli al resto del mondo. O non meravigliatevi se noi gente normale, mandiamo dove meritate voi e loro.

Dedicato a te

Dedicato a te

Il mio sentito, sentitissimo, suca di oggi va nell’ordine:
– A te che mi devi dei soldi da due mesi, ma nel frattempo chiami a tutte le ore esigendo che io lavori per te magari anche la notte.
– A te, ragazzetta analfabeta funzionale che pretendi che io traduca per te un capitolo della roba che devi studiare, pagandomi quanto normalmente si lascia di mancia al ristorante.
– A te idraulico, che mi hai bloccata a casa da stamattina, nemmeno dovessi farmi un favore a venire qui a lavorare.
– A te, vicino del cazzo, che fai i lavori abusivi e sono mesi mi fai vibrare il pavimento di casa mentre cerchi di finire ‘sta Sagrada familia.
– A te, cretina che mi hai tolto il saluto da quando ti ho detto che no, non avrei lavorato di domenica per fare lezione a quella capra di tua figlia.
Ho finito (per adesso), vostro onore.

La notte tu mi fai impazzir

La notte tu mi fai impazzir

Tra poco arriverà la scelta se lavorare anche la notte o dormire. Nel frattempo, il mio conto in banca non diventa mai ciccione, mentre il mio didietro sembra impipparsene della dieta tragica che sto seguendo e resta sempre uguale. Dove ho sbagliato a fare i conti, mica l’ho capito.

Arroganza e rimorsi

Arroganza e rimorsi

Succedono cose che ti porti dentro come un peso. Non succedono, in realtà. Sei stata tu. Tu hai fatto sì che succedessero. Perché siccome sei arrogante, hai pensato che quei jeans che erano stretti, adesso stretti non lo fossero più. E allora è da stamattina che ti contorci come un’anguilla, hai fatto la pipì ventisei volte perché ti schiacciano la pancia e pure respirare non ti viene molto bene.

Ambletico dilemma

Ambletico dilemma

Io ho voluto fare la sborona, ieri sera, però adesso c’ho le occhiaie che sembra che m’hanno pestata. Allora siccome dobbiamo andare fuori, devo decidere se vederci e mettere gli occhiali da vista, o soccombere al destino da cieca di Sorrento ma mettere gli occhiali da sole ed evitare che qualcuno pensi che il capitano mi mena.

Nota: Al paesello, il nome Amleto non esiste. Se uno si chiama così, in automatico diventa Ambleto. E quindi i dilemmi si adeguano.