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Dreams are my reality

Dreams are my reality

La primavera è arrivata con un bastimento carico carico di ormoni, concretizzati in sogni alquanto sudaticci ed esageratamente realistici, tanto che stamattina, prima di collegare bene il gulliver e ricordare che era solo della roba che avevo sognato, ho provato una sensazione di tremendo imbarazzo al pensiero di dover poi rivedere della gente e parlarci normalmente. Come se nulla fosse accaduto.

La colonna sonora abbinata è questa:

Gattini

Gattini

Studentella 1
– Prof, ma lei parla benissimo inglese! Come ha fatto?
– Ho studiato, ho studiato tanto.
E ascoltato un sacco di musica rock di dubbio gusto quando avevo un paio d’anni più di te. Ma questo non c’è bisogno che tu lo sappia, cara bambina.
Studentello 2. Un gigante in piena bomba ormonale, coi capelli così.
– Prof, ma come si dice gattino in inglese?

Ciao, sono Peppa Pig!

Ciao, sono Peppa Pig!

Alla fine, ieri, ci sono andata al mercato. In un momento di follia, ho deciso di comprare una maglietta rosa. Vado a pagare e all’omino dico senti, ma se io vado a casa a provarla e poi mi sento Peppa Pig, poi posso cambiarla? Sì sì, dice l’omino, non ti preoccupare. Sicché io pago, ringrazio, faccio per andare via e l’infame – come lo vuoi chiamare? – fa ok, a venerdì prossimo. Forse avrei fatto meglio a comprarle, le scarpette per correre.

No pressure

No pressure

Vado a firmare il contratto per il nuovo lavoro. Lunedì inizio.

– Ah, dimenticavo. Hai presente la lezione che hai lunedì dalle 16 alle 18, il signor XYZ?

– Sì, certo.

– Ecco, dovresti prestare particolare attenzione. È il direttore generale dell’azienda. (Che è una multinazionale, come se dovessi far lezione al signor Coca-Cola).

– Ah.

E improvvisamente mi sento un tantino sotto pressione.

Please sir, I want some more

Please sir, I want some more

Vado in salumeria e chiedo due nodini di mozzarella. Ce n’è una vaschetta quasi piena. La ragazza prende il mestolo, lo cala nella vaschetta e fa: “Li vuoi tutti?” mentre già è pronta a metterli nella bustina. La guardo allucinata. “No, ne voglio solo due”. In quel momento è stata lei a guardarmi allucinata, credo immaginando una scena in cui tanti piccoli Oliver Twist nella mia casa chiedono disperati di poterne avere ancora.

A zoccole’, io non so’ comunista così…

A zoccole’, io non so’ comunista così…

Io sono ore che rido. Allora, come già sapete, a me e all’amichetto mio c’hanno fidanzati. E va bene. Dite quello che vi pare, tanto non stiamo insieme, non staremo mai insieme, e amen. La parte che mi mancava, era la parte dell’amichetto fan club. Ora la parte dell’amichetto fan club, poteva dire molte cose. Ma quella (cioè io) è brutta. Ma quella (cioè io) è scema. Ma quella (cioè sempre io) è zoccola. No. Troppo banale. Ma quella, è stato detto, è comunista. Al che io, oltre a ridere da circa dodici ore, non posso che rispondere così: