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Vicini di casa

Vicini di casa

Vivere in un centro storico significa che i tuoi vicini sono molto vicini. Allora se esci per andare al lavoro, una delle vecchiette (che ti chiama signorina e mai ti chiamerà professoressa, perché ci sono delle priorità) vuole suggerirti la strada più veloce per andare al lavoro. Anche se non guida. E l’altra vicina, che sta per andare al mare, ti dice beata te che vai a lavorare, a casa ti annoi (magari!). Ed è quasi mezzogiorno e fa trenta gradi, io vorrei molta ombra e una birra, ma va bene. E poi c’è quella che ti chiede se hai da regalarle dei gatti perché ha visto dei topi nel giardino. E quella che si fa alla finestra appena sente una voce. E quella che strilla col cane e ascolta la tivvù a tutto volume, ma solo se non c’è il rosario alla radio. E mi stanno simpatici, questi vicini. A volte è come andare indietro nel tempo. Forse per quello ho scelto di vivere qui.

Diva

Diva

Quando il parrucchiere ha finito di tagliarmi i capelli, oggi, ci siamo salutati con due baci sulla guancia. In dieci anni che ci vado, non era mai successo, ma credo che la mia faccia fosse così felice che sembrava Capodanno. Poi dopo sono tornata a casa che mi sembrava di essere una diva, è venuta una mia amica e abbiamo bevuto una birra sul terrazzo e mi ha detto che sto bene e che non mi aveva vista mai con i capelli sciolti. E io mi godo ancora dieci minuti da diva, anche se il trucco è un po’ andato e ho le scarpette di tela.

Lassù sulle montagne

Lassù sulle montagne

Mai, e dico mai, ho sofferto di strani mal di pancia durante quei giorni lì. Mi trasformo in potenziale serial killer qualche giorno prima, mi viene da frignare pure se vedo le pubblicità dello shampoo, ma mal di pancia mai. Fino a oggi. Mai avuto prima, cosa si fa quando ce l’hai? Mica lo so. Allora faccio una ricerca veloce su gugol. Ho millemila piantine nell’orto, ce ne sarà una buona per farci una tisana. Questo è quello che ho trovato. Il mal di pancia non mi è ancora passato, ma in compenso rido da dieci minuti chiedendomi cosa siano mai l’enotera e l’agnocasto e pensando a dove diavolo potrebbero crescere mi immagino questo cespuglio con un singolo fiorellino abbarbicato sulla più alta cima del più alto monte mentre orde di donne scalano il monte per pigliarlo e farci una tisana.

La vita non è un film

La vita non è un film

Devo fare una roba, stamattina, per cui è proprio indispensabile truccarmi. E mi viene in mente che con l’amichetta, l’altra volta, parlavamo di una persona (molto bella) e dicevamo che si sveglia già truccata, come nei film, per dire che è sempre bella e in ordine, anche se in realtà, non si trucca nemmeno. E io per quelle persone, quando son mattine così, un po’ di invidia ce l’ho.

Cargo bike

Cargo bike

bikeDa un anno circa, mi sono innamorata di quella bici che vedete qui accanto. Da un anno circa cerco di convincere il capitano a comprarmela. In cambio gli ho promesso che lo porterò in giro nel cargo insieme ai gattini. Tutti e quattro, naturalmente, equipaggiati con foulard e occhiali da motociclisti. Però ancora non l’ho convinto.

Les revenants

Les revenants

Ieri sera ho costretto il capitano a guardare questo telefilm. Ma come – ha detto lui – guardi una roba francese? Sì – gli ho detto io – ma solo perché tra gli sceneggiatori c’è lo scrittore di Limonov. Ora, io leggo e leggo un bel po’. Di solito però leggo un libro e lo tengo per me, cerco di digerirlo. Limonov no. Limonov io ho scassato le balle finché non l’ho finito (e un po’ pure dopo) con robe tipo ma sai che Limonov ha fatto questo? ma sai che Limonov ha fatto quest’altro? Quindi quando ho detto così, ieri sera, il capitano ha alzato gli occhi al cielo e si è preparato a settimane ammorbanti con me che parlo del telefilm. In realtà non accadrà, perché un po’ aveva ragione, è troppo francese.

Apparenza

Apparenza

C’era una ragazza che lavorava con me, che quando arrivava in negozio si cambiava le scarpe e ne metteva un paio basse e comode da starci in piedi tutto il giorno. Le altre le lasciava giù, nella stanzina spogliatoio di tutte. Erano ammorbanti. Dopo un minuto, nella stanzina non ci si poteva stare. A un certo punto qualcuna glielo ha detto e non lo ha fatto più. Ancora adesso, però, quando vedo delle foto dove è truccata e vestita bene, penso a lei come il caso limite dove l’apparenza inganna. Ed è anche un po’ puzzolente.

Ἰχθύς

Ἰχθύς

Per metterci dentro il tabacco e la macchinetta delle sigarette, ho sempre appresso una borsina. Prima ne avevo una a quadretti, poi si è rotta e ne ho trovata un’altra, una di quelle che ti danno in omaggio quando compri le riviste. Dorata, bruttissima. Però è piatta e non è ingombrante e quindi va benissimo. Il capitano non la sopporta, allora ha detto dammela, ti ci faccio delle decorazioni così è meno brutta. Poi dopo quando me l’ha restituita coi disegni io l’ho ringraziato e gli ho chiesto perché mi ha disegnato sulla borsina un pesce allo spiedo. Lui dice che non è un pesce allo spiedo, ma un simbolo di fortuna. Io ho pensato che pure un pesce allo spiedo è un bel simbolo, ma non ho insistito.