Tag Archives: faccia da parrucchiere

Diva

Diva

Quando il parrucchiere ha finito di tagliarmi i capelli, oggi, ci siamo salutati con due baci sulla guancia. In dieci anni che ci vado, non era mai successo, ma credo che la mia faccia fosse così felice che sembrava Capodanno. Poi dopo sono tornata a casa che mi sembrava di essere una diva, è venuta una mia amica e abbiamo bevuto una birra sul terrazzo e mi ha detto che sto bene e che non mi aveva vista mai con i capelli sciolti. E io mi godo ancora dieci minuti da diva, anche se il trucco è un po’ andato e ho le scarpette di tela.

Principio sì giolivo…

Principio sì giolivo…

Ecco, siccome ieri dovevo presentare ‘sto spettacolo, allora ho pensato, vabbè, vado a farmi sistemare i capelli. Ché io non mi piace andare dal parrucchiere, specie se non è nemmeno il mio e devo andare da quello dietro casa che non mi sta simpatico. Però, insomma, c’avevo fretta, non potevo star lì a far troppe storie, sicché son andata là. Che avrei dovuto capirlo subito, che non era aria, visto che l’unico posto per sedersi ed aspettare era su un divanetto accanto a un ragazzino ciccione, ma di quelli ciccioni con la faccia antipatica dei bambini ciccioni e malvagi dei telefilm americani. Infatti. Prendo una rivista e il ragazzino inizia a sbirciarci dentro mentre la leggo. Poi inizia a sentire le voci, una musica nella testa, diosolosacosa e parte con dei colpi ritmici sul bracciolo del divanetto. Solo che siccome il bambino è in realtà Moby Dick, ogni colpo ha sul divano una potenza tipo del secondo grado della scala Mercalli. Io continuo a leggere la rivista ripetendo un mantra per non ucciderlo, ma il bambino non è ancora contento. Tira fuori un telefonino da 400€, che io solo per quello l’avrei picchiato, ed è un telefonino di quelli con la musica dentro, sicché Moby inizia a spararmi nell’orecchio una inquietante roba hip hop, sempre marcando il ritmo sul divano, che io ormai c’avevo il mal di mare. Alla fine, la salvezza sua è stata che s’è liberato un altro divanetto e io ci son scappata su. Inutile dirvi che con una premessa del genere, alla fine, non ho nemmeno fatto la piega. Ma questa è un’altra storia.