Ti svegli una mattina a caso, sarà la luna nel segno o qualcuna delle altre robe che ha detto l’oroscopo, vabbuò, ma ti senti leggiadra come Amélie. Esci da casa con leggerezza, sorridi alle persone che incontri. Poi rientri a casa e accanto a te parcheggia una tizia sulla sessantina, non un filo di trucco, pantaloni leggeri e camicia verdina. Una primavera di sessant’anni. E te, che eri partita convinta d’essere leggiadra come Amélie, ti riguardi e porti su la spesa a passo da facocero.
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Tutto bene, grazie
L’altra sera ho incrociato un tizio che conosco. Io ero a piedi, lui in bici. Ciao, ho detto io. Ciao, ha detto lui. Ed è andato avanti. Ha fatto un po’ di metri e mi ha urlato tutto ok, vero? Sì, grazie, ho urlato io senza nemmeno girarmi. Anche perché penso che nel frattempo avesse voltato l’angolo pure lui. E se anche avessi detto, no ma sai altro che ok, è un periodo di merda, non avrebbe sentito. È dall’altra sera che mi chiedo, sì, ma se non volevi sentire la risposta, cazzo me lo hai chiesto?
Delusioni
Oggi ero al supermercato e dovevo comprare della salsiccia. Però l’omino del banco macelleria non c’era. Allora ho chiesto al banco accanto, quello dei salumi. “Devi suonare”, mi dice, e mi indica il campanello sul banco. Il campanello tipo hotel, che io è una vita che sogno di suonare quel robo e arriva un maggiordomo fichissimo con i guanti bianchi e mi porta lo champagne… Però poi ho suonato ed è arrivato un macellaio con gli occhiali da astigmatico che gli facevano gli occhi da mosca, sicché poi ho preso la salsiccia, ho detto grazie e non sono nemmeno stata molto simpatica perché ero un po’ delusa.
Non sei cambiata per niente
Ieri ho incontrato una tipa che conosco da moltissimo tempo.
-Ma sei Sere? mi fa.
– Sì – dico io. E la guardo senza avere il minimo indizio di chi sia.
– Sono Tizia.
Niente.
– Tizia!
Ancora niente.
– Tizia Caia!
Lì si è accesa la lampadina.
– Ah sì – faccio – scusami, non ti ho riconosciuta, non ti vedevo da molto tempo.
– Ma come? Tutti mi dicono che sono sempre uguale!
E tutti allora ti hanno presa sempre per il culo. Avrei voluto dire. Però mi sono scusata per non averla riconosciuta subito, l’ho salutata e sono andata via.
Le vite degli altri
Le persone che non mi conoscono bene, quando mi incontrano mi chiedono dei miei gatti o del centro storico del paesello. Sono le due cose delle quali parlo di più su feisbuc e allora mi diverte vedere come la gente pensi che poi tutta la tua vita sia in quello che scegli di scrivere.