Tag Archives: gente strana

Money

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Incontro una tizia che conosco e che non vedo da tempo. Ci metto dieci minuti a riconoscerla perché s’è fatta i capelli biondo signoraperbene, ha una borsa da anziana e un cappotto da casalinga anni Cinquanta in libera uscita. E mi chiedo com’è, se i soldi servono a comprare le cose belle, che il suo bello sia “fammi sembrare mi’ nonna”. Son misteri, signoramia.

Elogio della solitudine?

Elogio della solitudine?

Io c’ho questa di osservare la gente. Lo so che a volte non è carino, però mi incuriosiscono alcune cose, alcune persone, alcuni meccanismi. Prendi questo tizio. Lo trovi dappertutto. Serate, feste, concerti, comizi, conferenze…ditene una e lui c’è. Sempre da solo. Né un amico, né diocenescansi la moglie, un’amante, un figlio. Manco il cane. E fatta eccezione per l’amante, beh, ce li ha tutti, eh. Lui però da solo arriva, solo si mette lì, solo ordina se c’è da ordinare, resta finché decide di restare e poi, sempre da solo, se ne va. E mica succede solo di sera. A qualsiasi ora lui ci sarà, sempre lì da solo, con un’arietta pure un po’ triste, volendo, che io mi fisso a guardarlo, ché mi chiedo che razza di Santippe c’avrà a casa, per esser sempre in giro da solo, così.

E chi sarebbi io, lo scarto della natura?

E chi sarebbi io, lo scarto della natura?

Ora, non è che mi credo chissà chi, ecco. Lo so che non son mica la Monica Bellucci (anche perché, insomma, un marito francese, cioè, manco morta), però c’è una cosa che un po’ mi urta, tipo sassetto nella scarpa, ecco. Cioè, avete presente quelle signore che non ti vedono da ventisei anni e quando ti incontrano ti fanno il pippone del tipo “oh, ma quanto sei cresciuta…”? Che io, già lì mi parte un embolo, ché forse l’unica cosa che non è cambiata di molto da ventisei anni fa, ecco è l’altezza. Poi aggiungono “oh, da bambina eri bellissima”. E te lì prendi e lanci nel cesso anche l’ultimo residuo della tua autostima. E je risponderesti diretto: “dimmi che so’ un cesso direttamente e restiamo amiche, ecco”.

Provolone part two

Provolone part two

Perché le storie che hanno per protagonisti i provoloni ce l’hanno sempre, un seguito. Funziona così: il provolone, se sei stata così demente o così ubriaca da decidere di dargli il tuo numero di telefono, inizia a scassarti di messaggetti diabetici. Una quarantina nelle ventiquattro ore, ecco. Te, che sei educata, rispondi al massimo ad uno su quaranta con qualcosa che è più neutro del baby shampoo. Il provolone però, per qualche strano motivo interpreta il tuo “grazie ma non mi sembra il caso” con “mi metto le mutande sexy, prendo le manette di pelo e ci vediamo a casa tua”. E continua a scassarti di messaggetti. A questo punto decideresti pure di non rispondere nemmeno, poi però alla fine, sei talmente nevrotizzata dal bipbip continuo del telefono che passi al piano B e gli dici proprio chiaro e tondo, guarda, puoi morire ammazzato, ma non ce n’è. Né adesso né mai. E quello dice, ma no, guarda, hai capito male, quando t’ho detto che ti amavo dopo sette ore che ci conoscevamo intendevo che ci tengo molto alla tua amicizia. A quel punto non sai se consigliargli di farsi vedere da uno bravo, ma davvero bravo o farti giustizia sommaria con un cavatappi. Poi decidi che non vale nemmeno lo sforzo di rispondergli.

Compagni!

Compagni!

Ieri sera ci son toccati venti secondi di pubbliche relazioni. Quelle robe del tipo “buonasera, piacere di rivederla, adesso dobbiamo proprio scappare”. Se non fosse che in questa apparizione, siamo stati intercettati da un uomo armato di prosecco, che in meno di quattro secondi ci ha piantato un bicchiere in mano e ha voluto brindare con noi “al partito comunista!”. E io vi dirò, guardando l’occhietto languido di questo tizio, questa cosa l’ho trovata non so se più tenera o inquietante. Vabbè.