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La notte tu mi fai impazzir

La notte tu mi fai impazzir

Tra poco arriverà la scelta se lavorare anche la notte o dormire. Nel frattempo, il mio conto in banca non diventa mai ciccione, mentre il mio didietro sembra impipparsene della dieta tragica che sto seguendo e resta sempre uguale. Dove ho sbagliato a fare i conti, mica l’ho capito.

Gattini

Gattini

Studentella 1
– Prof, ma lei parla benissimo inglese! Come ha fatto?
– Ho studiato, ho studiato tanto.
E ascoltato un sacco di musica rock di dubbio gusto quando avevo un paio d’anni più di te. Ma questo non c’è bisogno che tu lo sappia, cara bambina.
Studentello 2. Un gigante in piena bomba ormonale, coi capelli così.
– Prof, ma come si dice gattino in inglese?

To do list

To do list

Negli ultimi anni, ho sempre lavorato da sola, o con colleghi che conoscevo da un sacco di tempo e allora giocavo in casa. Trovarmi in un posto nuovo, con persone (tantissime!) che non conosco, è un po’ spiazzante. Ancora sono nella fase in cui non vado a mensa perché lo trovo alienante più che mangiare il panino mentre sbrigo cose al piccì. Però ci metto questa cosa di andare a mensa nella lista del to do. Non sono sicura che mi piacerà, però.

No pressure

No pressure

Vado a firmare il contratto per il nuovo lavoro. Lunedì inizio.

– Ah, dimenticavo. Hai presente la lezione che hai lunedì dalle 16 alle 18, il signor XYZ?

– Sì, certo.

– Ecco, dovresti prestare particolare attenzione. È il direttore generale dell’azienda. (Che è una multinazionale, come se dovessi far lezione al signor Coca-Cola).

– Ah.

E improvvisamente mi sento un tantino sotto pressione.

Posti malsani

Posti malsani

Nei prossimi giorni firmerò il contratto e allora il nuovo lavoro diventerà vero. Per i prossimi mesi, almeno. Il punto è che questi mesi non lo so, quanti sono. Ma so che appena finirò questo lavoro, con un’amica ne stiamo già pensando un altro. E nel frattempo penso a quando e se riuscirò a salire su un aereo e andare a respirare aria diversa. Qui, alla fine, non me lo invento mica io che c’erano le paludi.

Ouzo

Ouzo

Quest’estate non sono andata al mare neppure una volta. Mi sono fermata solo quattro giorni, a settembre inizio un lavoro nuovo e quindi di certo non mi fermerò prossimamente. Ho un sacco di sonno e un sacco di voglia di mettere due bikini in valigia e sparire su un’isola greca dove si vive di pesce alla griglia e ouzo.

Quando la tempesta sarà passata…

Quando la tempesta sarà passata…

È periodo di esami. Non per me che ho già dato, ma per buona parte dei miei studenti. Questo significa che ho poco tempo per scrivere e le mie giornate viaggiano tra letteratura inglese, economia e grammatica come se non ci fosse un domani. Nel frattempo, rido moltissimo quando scopro che qualcuno è passato da qui, guidato da “vicini di casa che hanno rotto il cazzo” come chiave di ricerca. Chiunque tu sia, ti sono molto vicina.

Sette giorni

Sette giorni

Questa settimana tra caldo apocalittico, millemila robe da fare, cose che mi hanno disturbata e piccole sfighe (tipo tutte e due le ruote della bici forate) sembrava non passasse mai. Invece è venerdì, ho bevuto la piccola birra liberatoria con l’ultima studentessa, tra poco andiamo a cena da amici che mi piacciono tanto e domani posso passarlo a fare pigramente le pulizie. O niente, se non mi va.

Bidone

Bidone

Stamattina avrei dormito fino alle undici, ma dovevo lavorare. Quindi mi sono svegliata, lavata, vestita e preparata per la lezione. Ma la ragazza che doveva venire non è venuta. Dopo mi ha scritto che non ha sentito la sveglia. E a me sarebbe piaciuto tanto se avessi ignorato la mia.