“Eppure ti piaceva il mare! Eri sempre abbronzatissima!”
Ci penso un attimo, ed è vero. Se non andavo a nuotare, mi sembrava di non respirare. Adesso non ne ho più voglia. Mi annoia il caldo, mi annoia dover guidare per andarci, mi annoia la gente. E ho nostalgia di città. O forse solo dell’ordine caotico che rappresenta.
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Venti moderati da nord
Ieri sera mi son addormentata incazzata e imprecando contro i fessi delle previsioni del tempo che dicevano che sarebbe cambiato il vento, mentre io mi rigiravo ancora tra le lenzuola sudando come una dannata tra le fiamme dell’inferno. Poi stamattina mi son svegliata che c’è questo venticello da nord, di quelli che puliscono la testa e oltre a chiedere mentalmente scusa ai tizi delle previsioni del tempo, sono contenta e aspetto di vedere il mare.
Mr Jobs, ai lov iu…
Ché se non avessi quelle sante benedette cuffiette che mi sparano musica a volume ammazzatimpani, io penso che già avrei dato di matto, al mare.
Sono loro che vivono con me!
Dove vado io al mare è un posto per famiglie. Ciò significa che ci sono i ragazzini che schizzano, ci son le nonne sotto l’ombrellone e ci sono i bamboccioni. Siccome ci si vede tutti ogni giorno, va a finire che ci si saluta e si fan due chiacchiere. Io ho fatto amicizia con queste persone che vengono al mare col figlio. Che c’avrà fai quindici anni più di me, ed a quel che m’è dato di capire, ancora abita con loro. Che a me mi fregherebbe nada, se non fosse che ogni volta che parlo con loro, poi fanno sempre le manovre per lasciarmi sola con questo tipo qua che è divertente quanto una ceretta all’inguine. Che io va bene tutto, però uno che ancora sta con mammà mi vengono i brividi, ecco.
Imprevisti
Come quando ti stai gustando il tuo asciugamano quasi solitario d’un lunedì di fine agosto e t’arriva il messaggio della cugina balenga che ti dice che viene al mare pure lei. Ma l’iPod è carico, thank God.
Limiti di sopportazione
Io posso sopportare tutto, ma davvero. C’ho un limite che s’allunga a dismisura. Posso sopportare i ragazzini al mare che fanno casino e schizzano e mi passano coi sandaletti sull’asciugamano. Posso sopportare le sette generazioni che s’accampano con la pasta al forno. Posso addirittura sopportare i turisti camperisti francesi. Ma quello che proprio non posso sopportare sono quelle tipe che in spiaggia si mettono a fare i punti neri sulla schiena del fidanzato. Lì cento frustate, ci vorrebbero.
Ritmi
Ieri ero al mare con le cuffiette che ascoltavo non mi ricordo cosa e col piede stavo tenendo il ritmo. Vicino a me c’era un ragazzo che leggeva un libro e a un certo punto mi son accorta che scorreva le righe con la testa allo stesso ritmo del mio piede.
Marlon Brando è sempre lui
In teoria sono pronta per andare al mare. In pratica cerco il coraggio per lanciarmi nel delirio di famigliole con lasagna che si prevede ogni domenica. Giuro che se mai diventerò ricca comprerò un’isola come Marlon Brando.
Farsene una ragione.
Il fatto è che, anche se il tempo m’aveva quasi convinta del contrario, in realtà è luglio. Me ne devo fare una ragione, specie quando trovo il mio scoglio invaso da mostriciattoli schizzanti. E resistere all’istinto omicida.
Dieta? What’s dieta?
Oggi, quando son tornata dal lavoro, c’avevo proprio bisogno di andare al mare. Di solito a quell’ora ho troppa fame per poter fare qualcos’altro, ma oggi c’avevo proprio voglia di mare. Allora me ne son andata lì sullo scoglio mio ed era abbastanza fico, c’era pochissima gente e non c’erano nemmeno bambini. L’unico problema è che le due signore che c’erano parlavano a voce più alta del mio iPod e parlavano a voce alta di fare la dieta. E quando ci son delle persone che parlano a voce alta della dieta strepitosa che hanno fatto, tu non puoi fare a meno di guardarle. E io mi sa che la dieta, così strepitosa non era.