Tag Archives: ricordi

Signorine e viaggi

Signorine e viaggi

La strada che faccio per andare al lavoro, è una strada che mi piace un sacco perché quando ero piccola, e ancora non c’erano tangenziali e superstrade, era quella la strada dei viaggi. Fare quella strada con gli alberi di eucalipto ai bordi, significava che stavamo partendo e quegli alberi di eucalipto erano quelli che al ritorno dicevano che eravamo quasi a casa. Certo, quando ero piccola e facevamo quella strada per partire non c’erano le signorine discinte, ma questa è un’altra storia.

Camicia bianca

Camicia bianca

Camilleri mi piace tanto. Col successo che ha avuto, prima o poi forse lo avrei letto comunque. Però l’ho letto perché me lo hai consigliato tu. “Cos’hai di nuovo, da leggere?”, le nostre telefonate cominciavano quasi sempre così. E poi continuavano per un sacco di tempo. L’ultima volta che siamo viste avevi dei jeans con dei fiori ricamati e una camicia bianca, e mi hai chiesto di farti una sigaretta col mio macchinino. “Sai, ce l’ho pure io, forse dovrei usarlo”. Però non c’è stato il tempo. Casa tua era casa mia ed era dove riuscivo a tener fede al mio nome. Ho perso il conto delle volte che mi hai ospitata. Nascondevi con una risata i miei piccoli segreti di ragazzina. O forse no, nascondere non è la parola giusta. Li condividevamo, insieme ai libri, le sigarette, le chiacchiere lunghissime, su tutto. Io volevo proprio essere come te. Lo voglio ancora. Guerriera, consapevole, fortissima, intelligente. C’è una foto a casa tua, dove balli con lo zio. Siete giovanissimi. Se non la ricordo male, hai dei jeans a zampa e una camicia bianca. Come l’ultima volta che ci siamo viste. E spero che ovunque tu sia, abbia camicie bianche e tanti libri e sigarette e ci sia musica per ballare.

Passato

Passato

Stamattina sono andata a vedere l’esame di maturità di una mia studentessa. È stata bravissima e io mi sono pure commossa. Ovviamente, poi, ho pensato al mio esame di maturità. Ecco, non mi ricordo un bel niente. Del tema ricordo a stento quale traccia avevo scelto. Della versione di latino ho ricordi vaghi, ma solo perché poi ancora adesso, quando traduco, faccio come allora: testa bassa e dizionario. Anche l’orale è sfocato, ricordo bene il colore e la luce del corridoio del liceo e ricordo che l’esame era nella classe accanto alla mia, ma poco altro. E tutto sommato non mi dispiace, perché significa che alla fine, anche le cose che ci sembravano molto terribili, alla fine passano e passate restano.

Dieta

Dieta

Ho rivisto una foto di pochissimi anni fa. Ero molto bella e anche molto magra. Ho avuto un momento di sconforto. Poi però mi son ricordata perché ero così magra, in quel periodo. E allora, ho pensato, bon mi metterò comunque a dieta, ma magra così non ci voglio diventare.

Signori si nasce (e patate)

Signori si nasce (e patate)

Mia zia, una delle sorelle di mia madre, è morta presto. Io ero piccola, e il ricordo più nitido che ne ho è ad un mio compleanno, con me che faccio le scale a rotta di collo per correrle incontro e prendere il regalo, perché sapevo già che era un libro. Mio zio, suo marito, era stato un direttore a scuola. Era severo, sempre elegantissimo e aveva una voce avvolgente, di gola. Gli piaceva la campagna e aveva un orto. Per anni, ogni domenica, veniva da noi a trovare la nonna. Arrivava sempre allo stesso orario, un orario garbato dopo la siesta, vestito sempre di grigio, profumato di un profumo antico e con i capelli tirati indietro e ben pettinati con la brillantina. Non veniva mai a mani vuote, portava sempre qualcosa dall’orto. Verdure, le fave, ma io mi ricordo che portava spesso le patate. Coltivate e raccolte da lui, messe in una cassetta o in un sacchetto di plastica, piene di terra rossa. Poi è morto anche lui, anche al paesello sono arrivati i grandi supermercati e le patate sono diventate quelle asettiche, col selenio, con lo iodio, con la buccia lucida. Oggi però le ho comprate dal fruttivendolo e mentre le pulivo e mi riempivo le mani di terra, mi è venuto in mente questo zio, che quando mia nonna gli disse “Ma perché non ti risposi?”, lui la guardò con sgomento e le disse: “Ma come puoi dirmi questo?”.

Forbici

Forbici

Uno dei ricordi più stupidamente vividi della mia infanzia, è mia madre che mi unge i capelli di olio d’oliva e poi si mette lì pazientemente col pettine, per sciogliere un groviglio incredibile. È d’estate e siamo nella cucina della casa al mare, da mia nonna. Ricordo la sensazione di insofferenza totale che provavo e il desiderio di pigliare le forbici e tagliar via quella matassina di lana da cuscino. Ecco, ultimamente provo un’insofferenza simile, ma il groviglio non ho capito bene dov’è. Ma questa volta, olio d’oliva e pettine col cavolo. Si va di forbici, signoramia.

Il passato è una terra straniera

Il passato è una terra straniera

Riprendere la letteratura dopo anni, ha avuto un qualcosa di… boh, si può dire ringiovanente? Soprattutto perché ci sono ancora i post it, gli appunti e le note che mettevo lì quando studiavo. E quella Sere così precisa, mi chiedo, dov’è finita? E soprattutto, santa pazienza, come cazz è possibile che cose studiate con così tanto amore non me le ricordo quasi più?