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Gattini

Gattini

Studentella 1
– Prof, ma lei parla benissimo inglese! Come ha fatto?
– Ho studiato, ho studiato tanto.
E ascoltato un sacco di musica rock di dubbio gusto quando avevo un paio d’anni più di te. Ma questo non c’è bisogno che tu lo sappia, cara bambina.
Studentello 2. Un gigante in piena bomba ormonale, coi capelli così.
– Prof, ma come si dice gattino in inglese?

Poesia

Poesia

Spiegando ai miei studentelli “mi piace, mi piacciono”, gli ho fatto fare una lista delle cose che gli piacciono qui in Italia e quelle che invece no, proprio non gli piacciono. Ecco, una di loro ha detto (ricevendo un’ovazione dai compagni di classe) che non le piacciono i panni stesi ad asciugare al sole. Diventano duri e secchi, mi ha spiegato. Io ho detto solo ok, ma pensavo a come spiegare che nei panni che sventolano al sole, nel profumo di buono che arriva dalle terrazze c’è qualcosa di simile alla poesia. Che di questo Sud amaro, quei panni stesi e profumati sono una delle cose che mi piace di più. Però ho detto solo ok, alla fine. Si può mica spiegare, la poesia.

Calci nelle costole

Calci nelle costole

Ci son delle cose che mi fanno incazzare un bel po’. Tipo il ragazzetto sciamannato che salta le lezioni perché se ne dimentica o perché si addormenta, o perché il giorno dopo c’è vacanza e allora gli piace passare il pomeriggio libero o perché… E io non faccio in tempo a cominciare un discorso, un programma, però in giro dice che viene a lezione da me e questa cosa, in un paesello piccino dove lavori col passaparola, è come darmi un calcio nelle costole. Che non penso di meritare, ecco.

Panta rei

Panta rei

Oggi a scuola, per un’ora ho fatto lezione con un nanetto tra i piedi perché “prof, voglio stare vicino a te”. In un’altra classe, quando mi sono avvicinata al suo gruppo, una studentella mi ha annusato la manica della maglietta e ha sorriso (Tiè capitano, tu e il tuo odio per i miei ammorbidenti!). Nella stessa classe due studentelli hanno fatto a botte. Poi sono andata a parlarci e sembrava che un semino di quello che gli ho detto si sia ficcato nelle loro testoline confuse. Non lo saprò mai. Oggi ho finito la supplenza e questi mostriciattoli mi mancheranno.

Pedalando senza fretta

Pedalando senza fretta

Pochi secondi dopo aver scritto il post di stamattina, mi hanno chiamata da un’altra scuola per una supplenza di tre giorni. Una scuola del paesello. Ora, sui figli dei miei concittadini preferisco non pronunciarmi, ma la soddisfazione di andare a scuola in bicicletta, quella sì che è ineguagliabile.

P*****a la maestra!

P*****a la maestra!

Oggi, a scuola, non sembrava semplicemente venerdì. C’era un po’ l’aria dell’ultimo giorno di scuola che non c’hai voglia di far lezione e speri che la maestra ti porti a prendere il gelato. Solo che la maestra, questa volta, ero io. E mi son sentita un po’ carogna, quando gli ho detto che no, non andavamo a prendere il gelato.