Piccole storie di famiglie dietro gli scuri

Piccole storie di famiglie dietro gli scuri

Narra la leggenda che, la sera che tutto il vicinato si fece alle finestre per capire cos’era successo, cos’eran quelle grida dalla casa di quelli lì, quelli che non avevano mai salutato nessuno, quelli che passavano e ti facevano credere che la loro cacca fosse d’oro, tanto giravano col naso all’insù, narra la leggenda, dicevo, che quello che davvero era successo era che la Grande, accompagnata da papà e mammà, avesse sorpreso il proprio fidanzato con la Piccola, mentre secolei giaceva. Pianti da vitello scannato da parte dei fedifraghi, grida e minacce di morte da parte della Grande, tuoni fulmini e saette da parte di papà. A noi, quello che era successo, ce lo aveva raccontato la vicina dirimpetto, che s’era messa quatta quatta dietro gli scuri al primo piano per non perdere nessun dettaglio ed il giorno dopo s’era goduto la gloria del “ioloso” dispensando il racconto con dovizia di particolari. A me, la Piccola, da oggi ufficialmente “troia”, era sempre stata quasi simpatica. Non salutava mai nemmeno lei, a meno che non fosse saluto quella specie di smorfietta con la testa che faceva quando t’incontrava, però non doveva sentirsi poi così nobile e intoccabile, a giudicare dai traffici smanacciosi in cui l’avevo sorpresa in una passeggiata tra i campi. (continua)

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