Principio sì giolivo…

Principio sì giolivo…

Ecco, siccome ieri dovevo presentare ‘sto spettacolo, allora ho pensato, vabbè, vado a farmi sistemare i capelli. Ché io non mi piace andare dal parrucchiere, specie se non è nemmeno il mio e devo andare da quello dietro casa che non mi sta simpatico. Però, insomma, c’avevo fretta, non potevo star lì a far troppe storie, sicché son andata là. Che avrei dovuto capirlo subito, che non era aria, visto che l’unico posto per sedersi ed aspettare era su un divanetto accanto a un ragazzino ciccione, ma di quelli ciccioni con la faccia antipatica dei bambini ciccioni e malvagi dei telefilm americani. Infatti. Prendo una rivista e il ragazzino inizia a sbirciarci dentro mentre la leggo. Poi inizia a sentire le voci, una musica nella testa, diosolosacosa e parte con dei colpi ritmici sul bracciolo del divanetto. Solo che siccome il bambino è in realtà Moby Dick, ogni colpo ha sul divano una potenza tipo del secondo grado della scala Mercalli. Io continuo a leggere la rivista ripetendo un mantra per non ucciderlo, ma il bambino non è ancora contento. Tira fuori un telefonino da 400€, che io solo per quello l’avrei picchiato, ed è un telefonino di quelli con la musica dentro, sicché Moby inizia a spararmi nell’orecchio una inquietante roba hip hop, sempre marcando il ritmo sul divano, che io ormai c’avevo il mal di mare. Alla fine, la salvezza sua è stata che s’è liberato un altro divanetto e io ci son scappata su. Inutile dirvi che con una premessa del genere, alla fine, non ho nemmeno fatto la piega. Ma questa è un’altra storia.

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