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Menta

Menta

Mio padre appartiene a quella generazione che non ha mai imparato a dire quello che sente. Ora, io so benissimo di essere la cocca di casa, ma l’ho capito (ed è dura mentre lo fai) dalle piccole cose. Come la caffettiera da tre tazze che mi ha regalato a natale, perché quando era venuto a casa mia un’altra volta, si era accorto che non ce l’avevo. Io un po’ ho preso da lui. Le cose certe volte me le devi tirar fuori con le tenaglie. Sicché quando oggi è passato e guardando le mie piantine sul balcone mi ha detto che la sua menta quest’anno non è spuntata, gli ho detto di prenderne un vaso della mia. Per lui è inconcepibile che un figlio gli dia qualcosa, è lui quello che dà. Però alla fine l’ho convinto, perché in fondo anche in questo siamo uguali e a una piantina nuova e all’opportunità di trafficare con acqua e terra e alla bellezza di vederla crescere, non sappiamo dire di no.

Il mio vecchietto

Il mio vecchietto

Da noi, per San Giuseppe, si fa una fiera con le bancarelle e tutto il resto. Stamattina sono uscita presto e ho preso il torrone di mandorle per mio papà. Gli piace tanto, non ne dovrebbe mangiare per il diabete e le solite robe da anziani, ma a me è rimasta impressa la mia amica che una volta mi ha rimproverata per il mio essere sempre intransigente su tante cose, dimenticando che è vecchietto, la salute zoppica e io rompo le balle per il torrone. Dopo aver preso il torrone l’ho chiamato, per sapere se era in giro o a casa, per darglielo. Era in giro e dopo un po’ era sotto casa mia. Col vassoio delle zeppole, altrimenti tu non le compri. Il mio vecchietto è troppo carino.

Lucky day

Lucky day

Il diciannove marzo è il giorno della mia laurea. Roba che ha fatto contento il mio papà mica poco. Il mio amore dell’adolescenza si chiamava Giuseppe e Giuseppe (in tutte le declinazioni, da Peppe a Peppino a altre robe che se le scrivessi qui non mi parlerebbe più) è il nome del capitano. Sicché via, se lo chiamo giorno fortunato mica sbaglio.