Tag Archives: cose che capisco solo io

Nomen omen

Nomen omen

Penso che capita un po’ a tutti, che se ci sta antipatica una persona che si chiama chessoio, Rodolfo, allora poi saremo un po’ diffidenti verso tutti i Rodolfo del mondo. Ci stavo pensando adesso e m’è venuta in mente anche un’altra cosa, che forse quel gene maligno te lo trasmettono proprio nel momento che ti danno il nome, ché se magari ti chiamavi Gennaro, non venivi fuori così.

E un microchip emozionale…

E un microchip emozionale…

Oggi è uno di quei giorni che ti metteresti con la faccia al mare a strillare. Ci vorrebbe, secondo me, qualcosa che lava la testa, che ti svuota il gulliver da robe inutili, dalle robe dannose, dai ricordi marciti, dalle persone che t’hanno invischiata in ragnatele per mangiarti in un boccone.

A rose by any other name…

A rose by any other name…

JULIET
O Romeo, Romeo! wherefore art thou Romeo?
Deny thy father and refuse thy name;
Or, if thou wilt not, be but sworn my love,
And I’ll no longer be a Capulet.


ROMEO
Shall I hear more, or shall I speak at this?


JULIET
‘Tis but thy name that is my enemy;
Thou art thyself, though not a Montague.
What’s Montague? it is nor hand, nor foot,
Nor arm, nor face, nor any other part
Belonging to a man. O, be some other name!
What’s in a name? That which we call a rose
By any other name would smell as sweet;
So Romeo would, were he not Romeo call’d,
Retain that dear perfection which he owes
Without that title. Romeo, doff thy name,
And for that name which is no part of thee
Take all myself.


ROMEO

I take thee at thy word.
Call me but love, and I’ll be new baptized;
Henceforth I never will be Romeo.

Monotematica

Monotematica

Avremmo potuto parlare molto molto di più. Aggiungere cose, limarne altre. Non sarebbe cambiato nulla. Mi guardo nel tuo specchio, mentre parli con parole mie. Ti potrei dire che capisco tutto, che ti capisco perfettamente e non sarebbe corretto, perché non è di capire che si tratta, ma di sentire, sentire alcune cose come se non appartenessero all’altro.

Figli dei chilometri

Figli dei chilometri

No, guardate, è che quando il gulliver parte via su per la sua stradetta, io mica lo posso fermare. Lui va e va e poi torna saltellante con una robetta nuova che comincia a passeggiarci dentro e sgambetta che sembra faccia il can-can e pure qualche marameo. E te hai voglia a dire che basta, con le paranoie e tutti questi perché e per come ed e se, ma l’odore, l’odore quello sta lì, incollato tra narici cuore ragione memoria e un sacco d’altra roba e un quanto vorrei toccarti la faccia e annusarti le labbra e parli di te che però è di me che parli e la gelosia che mischia il sangue e sempre chilometri, chilometri da mangiare, cancellare che non si può cancellarli, ché sempre nemici, son stati, ‘sti chilometri, come se si fosse figli della distanza, noi, che ci allont-unisce noi.