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Let’s fly away

Let’s fly away

L’idea di trasferirsi al nord nord sembra sempre più reale. Ma se il capitano deve avere tutto pianificato e ben preciso prima di fare una cosa, io penso con la pancia e appena dici una cosa, io il massimo che penso è “dove dormirò?” ma sto già prenotando un albergo e un aereo e impacchettando la mia roba. Che forse non va bene, anche perché crea un’insofferenza enorme e tutto quel che faccio, conto le volte che lo farò ancora.

Cosa vuoi che siano dieci giorni

Cosa vuoi che siano dieci giorni

Siccome qua ormai s’è deciso sul serio di partire, allora si cerca di capire qualcosa in più e scegliere, chessoio, una meta ragionevole. Sicché mando un messaggetto a Livio chiedendo lumi e consiglio. E Livio mi dice ok, ti do una mano a capirci qualcosa, ma adesso sono un po’ impicciato, riesci a resistere tipo dieci giorni che son più calmo? E io ho pure fatto una risatina, ché ho detto massì, dieci giorni, certo che resisto dieci giorni ahahah. Però ci son dei momenti che cavolo, dieci giorni sembrano un sacco di tempo.

Time to go

Time to go

Saranno le ultime vicissitudini dello psiconano che ci vengono giornalmente propinate tipo obbligatorio cucchiaio di olio di ricino, sarà che la campagna elettorale m’ha stressata oltre ogni limite, sarà che con questo tempo non mi posso nemmeno godere le consuete nuotatine, sarà che poi il palloncino non è che lo puoi riempire all’infinito ché poi scoppia, insomma, son sempre più dell’umore quello che urla valigia valigia valigia. E io mi sa che è arrivato il momento di partire sul serio.

Y no volveré jamás…

Y no volveré jamás…

Sarà che tutta quest’arietta pre elezioni già m’ha stufata, sarà che comincia a far troppo caldo e il cervello mi va a corrente alternata più del solito, saranno le solite immutabili rogne, le notiziole simpatiche che rimbombano in questi giorni, sarà…boh, non lo so. Fatto sta che s’è riaffacciata la vocina del partipartiparti, quella pericolosa, quella che dice solo andata, baby. Uh. Son cose serie, queste, gente.

Ma scommetto che poi tu te ne andrai…

Ma scommetto che poi tu te ne andrai…

Con tutto il salire e scendere dagli aerei di questi ultimi anni, è sempre successo che ero io quella che diceva ciao a tutti, quella che se ne andava, quella che piangeva nella fila del check – in per quello e per chi restava indietro, per chi e per quello che restava là, qualunque fosse, questo là. Ed allora se penso che capiterà che ci sarà anche quella volta che io sarò quella che saluta col fazzoletto bianco dalla banchina di una stazione, mi sembra non solo strano, ma anche davvero davvero brutto.