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Passi da digerire

Passi da digerire

C’è una cosa che mi piace un sacco. È quando vado a dormire con un passo nuovo da digerire, un passo sul quale ci ho sbattuto tutta la sera senza che mi riuscisse ed invece la mattina dopo è lì, perfetto col compás, elaborato, capito, digerito. Come se nella notte il ritmo fosse passato dalla testa dentro i piedi. Mi piace.

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E quindi, tra una settimana esatta si va in Spagna. È che, sapete, è talmente tanto tempo che ne parlo, che tipo non mi sembra nemmeno vero che il momento è arrivato sul serio, diamine! Che poi c’è una buona dose di malattia, se uno dei pensieri centrali, in tutta questa storia della partenza, è che comprerò le scarpette nuove.  Vabbè.

Elegia del cantaor

Elegia del cantaor

flamenco-dancer-in-black-dressY ser flamenco es cosa: es tener otra carne, alma, pasiones,
piel, istintos y deseos;
es otro ver el mundo, con el sentido grande;
el sino en la conciencia, la musica en los nervios,
fiereza indipendiente, alegria con lagrimas,
y la pena, la vida y el amor sombreciendo;
odiar lo rutinario, el metodo que castra;
embeberse en el cante, en el vino y los besos;
convertir en un arte sutil y de capricho y libertad, la vida;
sin aceptar el hierro de la mediocritad;
poner todo en un invite,
saborearse, darse, sentirse, vivir! Eso.

Primavera vien danzando…

Primavera vien danzando…

E io ne sono terrorizzata. Ché se parte l’ormone in quarta, come sempre appena splende un po’ di sole, qua siamo nei guai. Che poi ieri sera già si sentivano odori di stagione nuova nell’aria. Ed è bastato quello per non farmi beccare un passo a flamenco. Ma lì poi c’è la componente genetica del piede de legno, ecco.