Oggi a scuola, per un’ora ho fatto lezione con un nanetto tra i piedi perché “prof, voglio stare vicino a te”. In un’altra classe, quando mi sono avvicinata al suo gruppo, una studentella mi ha annusato la manica della maglietta e ha sorriso (Tiè capitano, tu e il tuo odio per i miei ammorbidenti!). Nella stessa classe due studentelli hanno fatto a botte. Poi sono andata a parlarci e sembrava che un semino di quello che gli ho detto si sia ficcato nelle loro testoline confuse. Non lo saprò mai. Oggi ho finito la supplenza e questi mostriciattoli mi mancheranno.
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La terra a chi lavora
Sabato, prima di andar via da scuola, sono passata a salutare in segreteria. Le segretarie, sempre dotate di grande senso pratico, mi hanno detto: “Speriamo che lunedì quello (il prof che ho sostituito) sia ancora ammalato”. E io ho pensato che è molto crudele, dover lavorare così.
Sveglia e caffè, barba e bidet
Di solito mi sveglio abbastanza presto, ma ieri sera abbiamo avuto degli amici a cena e stamattina ho dormito più del solito. Sicché, alle otto e mezza suona il telefono e io ero ancora in coma dormivo ancora. Guardo, è un numero che non conosco, immagino il solito piazzista e decido di rispondere solo per mandarlo a quel paese. Invece non era un piazzista, ma una scuola che mi chiamava per una supplenza di due giorni. Accetto, ho meno di un’ora per lavarmi e vestirmi. Devo fare delle scelte: o mi sistemo i capelli o bevo il caffè. Penso a quello che mi aspetta e faccio il caffè. Arrivo a scuola tipo così ed entro direttamente in classe. Ancora adesso mi chiedo come ho fatto a sopravvivere.