Stamattina, mentre aspettavo, sono andata al bar a prendere il caffè. Accanto a me c’era una ragazza. Mi son voltata verso di lei, l’ho guardata e mi son subito voltata dall’altra parte con un’espressione pure un po’ buffa, mi sa. Aveva la faccia enorme. Vi giuro, enorme. Un faccione enorme su cui c’erano due occhi grandissimi, un naso gigantesco e una bocca tipo lupo di Cappuccetto Rosso. Guardate che non era brutta, eh. Solo aveva questa faccia enorme. Non era, chessoio, alta due metri e con la faccia in proporzione, o grassa. Era una ragazza normale, di altezza normale, peso normale, ma con una faccia enorme. Allora ho bevuto presto il caffè e sono andata via, ché vi giuro, m’ha fatto impressione.
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Confusione
Stanotte ho insultato pesantemente una tipa che conosco. Cioè, in realtà era un sogno. Cioè, era parte di un sogno che poi era un incubo. Cioè era un incubo ma poi c’erano dentro cose che son successe veramente. Sono confusa.
Idee bislacche
Io lo sapevo. Lo S-A-P-E-V-O. Da stamattina appena mi son svegliata, che lo sapevo, che oggi era un giornata di quelle che poi il gulliver malato tira fuori qualcosa di bizzarro. Infatti. Mi sa che è meglio se mi faccio un giro.
Modelli
Io certe volte mi chiedo com’è che se chiedi a qualsiasi ragazza tipo “qual è il tuo modello?” ti rispondono quasi sempre “Oh, Audrey Hepburn”, però poi finiscono sempre più spesso con l’assomigliare alla Paris Hilton.
Vietato arrampicarsi sugli scaffali
Che poi, a pomeriggio, mentre con l’amichetta facevamo queste cose da femmine, siamo state in due negozi. Dove per la verità, non c’erano moltissimi clienti, ma quei pochi che c’erano ci son bastati per decidere che non potremmo mai fare le commesse. In uno di questi negozi, per la verità, a me è bastato un cartello che diceva “Vietato arrampicarsi sugli scaffali”.
Oh, ciao, come stai?
Un po’ di tempo fa incontro una che è stata mia compagna di scuola. “Come stai?”. Non mi sono laureata, mi dice come primissima cosa, ma lavoro e blabla… Ok, dico io, va bene, no? Poi incontro un’altra mia compagna di scuola e parlando del liceo le dico, ma sai, ho incontrato quella nostra compagna di scuola. Ah sì, mi fa lei, pure io. M’ha detto che non si è laureata, ma lavora e blabla. Stesse, identiche parole. E io ho pensato che è un po’ triste che una c’abbia un discorsetto standard solo per rispondere a una domanda scema tipo “come stai?”.
La gente mi parla
Io c’ho questa che la gente mi parla. Non semplicemente mi rivolge la parola, che sarebbe normale. No, mi racconta cose personalissime con profusione di dettagli che io preferirei ignorare. Prendi la mamma vicina nuova. Io queste persone non so nemmeno come si chiamano, eppure la incontro ieri vicino al garage e mi racconta tutto del suo recente ricovero in ospedale. Cioè, a me bastava buongiorno, ecco.
Paure
A pomeriggio son stata a trovare la bionda che ha una pancia grande e rotonda e un anello al dito. Poi abbiamo detto due parole e le paure mi son passate, ché è sempre lei.
Evviva il sud
Oggi al mare parlavo con un amico di una persona con cui a volte entrambi lavoriamo e la cosa che mi ha sorpresa è che entrambi abbiamo detto “e poi è uno che paga” come se fosse una cosa eccezionale e non la normalità, assoluta banalissima normalità di quando si fa un lavoro.
Ma tutti qua?
Io non lo so se tipo l’isolato dove vivo io l’hanno costruito sulla bocca dell’inferno, però il ragionevole dubbio c’è. I vicini germanesi che abitano qui sotto, tipo parlano tutti come Pingu.