Io non so se i vicini leggono il giardino, se hanno venduto il bambino a una carovana di zingari nella notte, se gli hanno messo un cerotto sulla bocca. Comunque, almeno per ora, non piange.
Seconda cosa, sto facendo training autogeno da un’ora perché stamattina devo incontrare delle personcine talmente simpatiche che preferirei farmi sciancare. Vabbè.
…di credere in qualcosa. Io credo che tra un attimo mi farò una birra.
Odio le citazioni, ma in un giorno come questo non riesco a pensare nulla di più appetibile di una bottiglia.
Non è che sono in silenzio stampa, oggi, eh. È che c’ho un po’ di robe da fare, ma non vi preoccupate, prima o poi c’avrò due minuticci per raccontarvi un paio di robe, ecco. Stay tuned.
Quando mi sveglio certe mattine che non c’è nessuno in casa, certe mattine fortunate, ecco, io penso che poi la giornata non potrà poi essere così orrenda se è cominciata che ho potuto avere una caffettiera (o forse due) intera tutta per me.
Mi son alzata alle sei, mi son sparata ottocento chilometri, viaggio con una banana e non so quanti caffè – né quante sigarette, in realtà. Perciò magari capitemi se non ho proprio tutta questa voglia di parlare.
Io non lo so che c’ha questa giornata qua. Sa di giornata sospesa, un po’ amara, come quel sapore di vino della sera prima. Una giornata a metà tra nostalgie future, ansie passate e altra roba incastrata in una indefinita nuvoletta. Penso.
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