L’ultima lezione di oggi finisce dopo le sei. È una lezione con una ragazza che mi sta molto simpatica. Già la settimana scorsa, dopo la lezione avevamo aperto due birre e fatto un piccolo aperitivo. Oggi, se poi non ha altre cose da fare, faremo uguale. E mi piace tanto questa cosa, un po’ perché mi piacciono le abitudini, i piccoli rituali e poi perché alla fine è bello scrollarsi di dosso il lavoro con una birra e due chiacchiere.
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Capricci
Quando mi ritrovo all’improvviso la mattina libera, ho sempre un piccolo senso di vuoto, specie se so che devo lavorare il pomeriggio e mi verrebbe voglia di pestare i piedi come fanno i piccoli e gridare uffa! molte volte.
Sveglia e caffè, barba e bidet
Di solito mi sveglio abbastanza presto, ma ieri sera abbiamo avuto degli amici a cena e stamattina ho dormito più del solito. Sicché, alle otto e mezza suona il telefono e io ero ancora in coma dormivo ancora. Guardo, è un numero che non conosco, immagino il solito piazzista e decido di rispondere solo per mandarlo a quel paese. Invece non era un piazzista, ma una scuola che mi chiamava per una supplenza di due giorni. Accetto, ho meno di un’ora per lavarmi e vestirmi. Devo fare delle scelte: o mi sistemo i capelli o bevo il caffè. Penso a quello che mi aspetta e faccio il caffè. Arrivo a scuola tipo così ed entro direttamente in classe. Ancora adesso mi chiedo come ho fatto a sopravvivere.
One cent
Penso di dormire, la notte, a volte e invece son lì che faccio i conti tra vecchi e nuovi studentelli, di quanto passerà nelle mie tasche. (Ed è una roba un sacco inconscia, io che faccio i conti). E l’altra notte però, facendo i conti nel sonno, a un certo punto ero oltre la mia solita soglia minima di sopravvivenza e credo di essermi addormentata con la sensazione di essere super ricca e potevo fare i bagni negli euro. Ma come zio Paperone, nelle monetine.
Ritenta, sarai più fortunato
Ho partecipato ad una roba, dove quelli scelti vanno poi a insegnare per un po’ all’estero. Quelli non scelti, però, possono sempre sperare che qualcuno non c’ha più voglia di partire e allora magari vanno al posto suo. Sicché, ogni settimana, si fa un elenco delle scuole dove qualcuno ha rinunciato e tu puoi dire: ok, ci vado io. E io aspetto sempre il giorno che fan la lista delle scuole, solo che sarà almeno un mese che vengon fuori delle scuole in paesi talmente scrausi che tu dici, ma se non ci va nessuno, perché ci devo andare proprio io?
Lavori ideali
Io, così, eh, giudicando dalle facce che hanno di solito, l’unico lavoro che proprio non farei mai è la cassiera del supermercato.
Evviva il sud
Oggi al mare parlavo con un amico di una persona con cui a volte entrambi lavoriamo e la cosa che mi ha sorpresa è che entrambi abbiamo detto “e poi è uno che paga” come se fosse una cosa eccezionale e non la normalità, assoluta banalissima normalità di quando si fa un lavoro.
P*****a la maestra!
Oggi, a scuola, non sembrava semplicemente venerdì. C’era un po’ l’aria dell’ultimo giorno di scuola che non c’hai voglia di far lezione e speri che la maestra ti porti a prendere il gelato. Solo che la maestra, questa volta, ero io. E mi son sentita un po’ carogna, quando gli ho detto che no, non andavamo a prendere il gelato.
Cosa farò da grande
Cioè, cioè, lo sapete che io, proprio io adesso so cos’è che voglio far da grande? E che son pure in grado di resistere alle tentazioni? Non a tutte, eh. A certe.
Sense of duty
Mi son svegliata, stamattina, col pensiero che devo iniziare a preparare le lezioni per la settimana prossima. Un po’ mi preoccupo, però non troppo, ché significa che mi piace ‘sto lavoro.