Tag Archives: vicini di casa

Romeo, er gatto der Colosseo

Romeo, er gatto der Colosseo

Far capire ai vicini nuovi che non abitiamo ar Colosseo ha richiesto tutto il savoir – faire del vicino portinaio (portinaio non perché c’abbiamo la portineria, ma perché sa sempre i cazzi di tutti come una portinaia). Non so che gli ha detto, ma adesso, finalmente, sembra che abbiano capito che tenere il portone del palazzo aperto anche la notte, non era un’idea proprio geniale. Se adesso riusciamo anche a fargli capire che non c’è bisogno di saldarlo ogni volta che lo chiudono, siamo davvero a posto.

Il danno delle finestre aperte

Il danno delle finestre aperte

Io non so voi come la vedete, però io v’assicuro che avere un vicino di casa che è una via di mezzo tra Ozzy Osbourne, Cartman, Peter Griffin e Homer Simpson, non è proprio un’esperienza di quelle esaltanti, ecco. Soprattutto se è sposato con un incrocio tra una vajassa degna degli show della De Filippi e uno scaricatore di porto.

Affacciati alla finestra

Affacciati alla finestra

Io appena fa un po’ caldo, devo dormire con la finestra aperta. Anche non molto aperta, magari metto la serrandina giù, ma deve essere aperta, che non è una questione di caldo, ma che deve esser aperta la finestra. E allora questa notte, per la prima volta, ho dormito con la finestra proprio proprio tutta aperta, e mi son svegliata questa mattina molto presto che si sentivano un sacco di uccellini che cinguettavano e non era male. Poi s’è sentito il solito vicino mostro tirare un bestemmione e m’è quasi venuta la voglia di chiuderla, la finestra.

Il DNA non è un’opinione

Il DNA non è un’opinione

Capita spesso, che quando Albe e io rientriamo la sera, troviamo anche il vicino nuovo, il biondo. Sicché, ieri sera, quando noi eravamo sotto casa ed è arrivata una macchina a tutta birra, con una musica violentissima, abbiamo pensato “ecco il biondo”. Invece no. Dalla macchina scende un tipo molto yeah sulla quarantina ed entra proprio nel mio portone. Ora, nel mio palazzo ci abitiamo in quattro, sicché, se non sono io, non è il vicino ficcanaso-portinaia, non son nemmeno i tomtom family, restano solo i nuovi. Infatti. Il techno fricchettone arrivato a tutta birra era papà nuovo vicino. Ed io ho scoperto l’anello mancante e capito molte cose.

Ti chiamerò Sam (se suoni bene)

Ti chiamerò Sam (se suoni bene)

E vabbè, oggi ce l’ho coi vicini nuovi. Solo che è capitato che io arrivavo più o meno insieme a mamma vicina, che rientrava con la bambina mostriciattola ed il cane. Ed allora l’ho sentita chiamare “Dalila, Dalila” ad alta voce, ed io pensavo che parlasse col cane, poi invece ho capito che non era col cane, che ce l’aveva.

Fatti mandare dalla mamma (dove dico io)

Fatti mandare dalla mamma (dove dico io)

Ora, tanto lo facciamo tutti che quando siam sotto casa di qualcuno invece di scendere a suonare il campanello facciamo lo squilletto al telefonino che significa scendi. E a me mi sta bene. Quello che non mi sta bene son quelli tipo chessoio, diciamo i nuovi vicini, che s’attaccano al clacson della macchina a strombazzare finché non hanno rotto le palle a tutto il quartiere e la figlia si decide a scendere.

Incontri per le scale

Incontri per le scale

Me ne frega talmente poco, che ancora non lo so mica che faccia hanno i nuovi vicini. Li si sente, questo si – eccome li si sente – però, ecco, dovessi trovarli per strada, mica saprei che son i miei vicini, eh. Poi però capita che incroci per le scale mamma vicina che porta giù il cane. Cane grande quanto me che appena mi vede inizia un’opera di annusamento e leccaggio, con mamma vicina che senza nemmeno tirarlo via si limita a dire “tranquilla non ti fa niente”. Ora, poi son punti di vista, ma il mio problema fondamentale non è la paura che il cane mi sbrani, quanto lo schifo che mi fa che la bestiola mi lecchi e m’annusi, sicché il “non ti fa niente” è relativo. Non è che mi deve saltare addosso per mangiarmi in un boccone, prima che lo tiri via, ecco. Poi uno non deve sorprendersi se poi a me, i vicini nuovi che non so nemmeno che faccia hanno, poi non mi stanno mica simpatici, ecco.

I vicini che vorrei

I vicini che vorrei

Mentre guardavo le foto della Amy Winehouse in vacanza ai Caraibi pensavo che assomiglia un sacco alla mia vicina, quella che già a vent’anni ne dimostrava quaranta e che se la vedi ora sembra mi’ nonna. Ma mica perché se la spassa come la Amy, ma perché è della categoria di quelle che son tipo vecchie dentro. E pure un po’ noiose. E io penso che mi sarebbe piaciuto di più avere una vicina fattona come la Amy, almeno si faceva un po’ di pettegolezzo da condominio, suvvia. O si trovava il Blake per le scale, che non l’era male, eh.

Pedagogia da due soldi

Pedagogia da due soldi

Naturalmente tengo a sottolinare che io, di bambini, non ne capisco una emerita cippa, però così, andando giusto per buon senso, ho come il dubbio che l’espressione “Ohu!!” non sia esattamente quella migliore per calmare un bimbino che piange. Così come, sospetto che strillarne il nome a tal punto che ti sentono pure in Papuasia, non sia il modo migliore per svegliarlo se dorme. Poi son tecniche, eh.