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Basta chiedere…

Basta chiedere…

In realtà, a dispetto dell’embolo che ogni tanto minaccia di partire e scalda i motori, di solito mi sforzo di star calma. Non che mi riesca sempre, eh. Prendi l’altra sera, quando ero uscita con l’amichetta, mentre ci si districava nel fottio di gente nel posto dove eravamo, ho inavvertitamente urtato un tizio con una parte del corpo abbastanza morbida. Ho chiesto scusa d’averlo urtato e il porco, che io con i tacchi superavo di dieci centimetri – il che è tutto dire –  mi fa un sorriso bavoso e mi fa “ti prego, lo puoi rifare?”. Poi non è che vi dovete meravigliare se gli ho casualmente pestato i piedi nudi con i suddetti tacchi. Lui me l’ha chiesto.

Avvertimento

Avvertimento

Cercherò di dirtelo nella maniera più carina possibile: stammi lontana. Stai lontana da me, dalle persone a cui voglio bene, da Albe. Fatti una vita, trovati un uomo, un cazzo finto, un gatto, quello che te pare, ma smettila di ficcanasare nella mia, di vita. Smettila di intrometterti, ché non sei un ospite gradito e porti pure un sacco di sfiga. Porta le tue finte buone maniere da un’altra parte, la tua falsa comprensione e condiscendenza salvale per chi ancora si fa abbindolare, ma stai lontana da me, ché se ti rivedo a gironzolar tra i fatti miei ti smonto che manco un letto dell’Ikea c’ha tanti pezzi.

La violenza necessaria

La violenza necessaria

Diceva Gabriele a pomeriggio “te ogni tanto odi qualcuno e lo scrivi nel giardino”. Ecco, dicevo io, odiare è una parola grossa che riserverei solo a cani e bambini, però ci son delle persone, certe volte, che mi fan partire l’embolo ed allora o vado lì con la katana e faccio come la Beatrix Kiddo o scrivo due righe nel giardino e vedo se me la faccio passare. Ciò non toglie, giusto per chiarire, che se mi becco davanti la tipetta di cui si parlava più giù, fo un casino comunque.