Che ce vo’?

Che ce vo’?

Nella scala c’è una grande finestra. Non solo è una finestra brutta di vetro e alluminio come si usava, ma vetro e temperature/sole del paesello non vanno d’accordo. Per sopravvivere, ci ho messo delle tende e il capitano m’ha messo i ganci svedesi con il cavo per tenerle su. Solo che erano su da un sacco e bisognava proprio lavarle. Smonto i ganci, smonto le tende, lavo le tende, le rimon… No. Il gancio s’è incriccato e adesso non si svita più. Interviene il deus ex machina sotto forma di capitano. Si porta via il gancio, lo scricca e me lo riporta. Ok. Mettiamo su le tende. No. Il cavo che si infilava nel gancio, adesso non ci entra più. Era arrotolato e con tutti i monta smonta non ci passa più. Prendi la pinza. Niente. Proviamo con la chiave inglese. Niente. Arrotoliamoci intorno un po’ di nastro isolante. Niente. Tagliamo la parte finale e i fili random. Niente. Alla fine, dunque, niente. Non avrò mai più delle tende nella scala, porterà le uova davanti alla finestra e lascerò che si friggano senza fare sforzi.

Gomitolo di strade

Gomitolo di strade

“Eppure ti piaceva il mare! Eri sempre abbronzatissima!”
Ci penso un attimo, ed è vero. Se non andavo a nuotare, mi sembrava di non respirare. Adesso non ne ho più voglia. Mi annoia il caldo, mi annoia dover guidare per andarci, mi annoia la gente. E ho nostalgia di città. O forse solo dell’ordine caotico che rappresenta.

La valse d’Amélie

La valse d’Amélie

Ti svegli una mattina a caso, sarà la luna nel segno o qualcuna delle altre robe che ha detto l’oroscopo, vabbuò, ma ti senti leggiadra come Amélie. Esci da casa con leggerezza, sorridi alle persone che incontri. Poi rientri a casa e accanto a te parcheggia una tizia sulla sessantina, non un filo di trucco, pantaloni leggeri e camicia verdina. Una primavera di sessant’anni. E te, che eri partita convinta d’essere leggiadra come Amélie, ti riguardi e porti su la spesa a passo da facocero.

Sweet sixteen

Sweet sixteen

Mi trovo a lavorare nel mio vecchio liceo. I miei ragazzi hanno sedici anni, ed è un bel cambiamento, quando sei abituata ai nanetti urlanti delle medie. Cioè, il cambiamento è bello fino a quando non realizzi che potrebbero essere tuoi figli e che se fossero tuoi figli, non li avresti nemmeno avuti così giovane. Forse è ora di iniziare a barare sull’età. Buongiorno, mi chiamo Serena e voglio avere trent’anni per sempre.

 

Naftalina

Naftalina

L’altra sera sono uscita e mentre chiudevo la porta sono passate tre vecchiette. Tre vecchiette ben vestite e con la messa in piega a boccoli, di quelle che se è primavera, faranno pure trenta gradi, ma bisogna mettere lo spolverino. Lo spolverino di queste vecchiette, però, veniva da un armadio con la naftalina e allora ho praticamente ricostruito il percorso che avevano fatto, seguendo la scia di naftalina. E a un certo punto, l’odore era così forte che mi è venuto pure il dubbio che forse a casa c’hanno un armadio dove vanno a dormirci e non era lo spolverino che sapeva di naftalina, ma erano le vecchiette che si erano tirate fuori per la primavera.

Scimmie

Scimmie

Decidiamo di andare a mangiare fuori senza prenotare. Questo significa solo una cosa: aspettare e aspettare molto. A me può pure stare bene, ma.
Uno, se ho fame la mia sopportazione (che già normalmente è a livelli minimi) si abbassa moltissimo.
Due, è festa e quindi lo zoo è qui. Passi la tipa su tacco mille e profumo che stende le zanzare. Passi il tizio che non ha compreso bene la differenza tra spiaggia e ristorante sulla spiaggia e te lo ritrovi a petto nudo e ascella libera che ti alita nel prosecco dell’aperitivo. Ma i ragazzini, no. Ecco, io ve lo dico di tutto cuore: voi e ‘sti mostriciattoli urlanti e puzzosi, avete rotto il cazzo. Perché mi dispiace, ma lo sgabello su cui io mi ci siedo coi vestiti puliti, non va bene per poggiarci zampette sporche di sabbia. Perché se cerco di avere una conversazione normale, non posso avere nell’orecchio millemila decibel di Cosimino che urla perché vuole il gelato mentre voi aprite Instagram e pubblicate la sua foto con l’hashtag #cosiminoalmare. Io in mare ci lancio voi, Cosimino e il telefono. capiamoci. I vostri figli sono orribili e voi di più. Siamo abbastanza. Guardate la tivvù, fate sport o andate a fare una passeggiata. Ma se proprio proprio dovete fare ‘sti mostriciattoli, siate almeno consapevoli che non è necessario imporli al resto del mondo. O non meravigliatevi se noi gente normale, mandiamo dove meritate voi e loro.

Post senza olio di palma

Post senza olio di palma

Decido di fare un dolce, ho ospiti a cena. Un dolce semplicissimo, a prova di imbecille. Ci vuole la nutella. Ok. Vado a comprarla, ma c’è la storia dell’olio di palma, boh, non sono convinta. Ok. Prendiamo questa “crema di nocciole e cioccolato biologica” che costa una fortuna. Immagino che per farla abbiano rubato le nocciole più tenere agli scoiattoli e selezionato personalmente i singoli chicchi di cacao. La assaggio mentre preparo il dolce, ma no. Non è la stessa cosa. Sa di nocciole e cioccolato, potrebbe essere quella che ci propinava da bambini la mamma del mio amico Gianni. Bona, eh. Sanissima. Ma ci mancava la parte goduriosa. E adesso sono indecisa se mangiare il dolce e il vasetto intero a cucchiaiate per far sparire i segni del misfatto e poi comprare quella vera e rifare il dolce. Da mangiare stasera.

Fenomenologia della dieta

Fenomenologia della dieta

C’è uno strano fenomeno per cui, ogni volta che anche solo pensi “da domani sono a dieta” è l’oggi che ti frega. E vai giù di G&T, lasagne, patatine fritte, focacce, peperoni unti e bisunti. Sicché quell’insalata domani, e il tristissimo petto di tacchino ti sembreranno solo malvagità fatta cibo.

Diritto al prosecco

Diritto al prosecco

Non so se sto invecchiando, ma i miei amici mi prendono in giro perché se mi sveglio alle otto e mezza di domenica, dico che mi sono svegliata tardi. In realtà ho capito che svegliarsi molto presto al mattino è una buona scusa per poter fare l’aperitivo anche a orari… ehm, poco consoni. Perché tanto ti sei svegliata presto e ormai ne hai diritto.

Freddo cane in questa palude

Freddo cane in questa palude

Diciamola tutta: è un periodo di merda. Contavo su un lavoro che mi piaceva molto, ma purtroppo non è arrivato. Fai fatica a vedere positivo, quando hai troppo tempo per girarti i pollici e non sai tra qualche mese come sarai messa. In questo arrancare arriva un viaggio che è praticamente un regalo. E ti accorgi che ti batte di nuovo il cuore solo quando sai che staccherai i piedi (e la testa) dalla palude. Che la palude è cattiva, sommerge anche i pensieri col suo fango. Oscura il sole. E allora bisogna riconsiderare, rivalutare, rimettere in discussione tutto. Lontano dalla palude.